“Panta Rhei” si parte da questa frase per descrivere un personaggio eclettico come Achille Lauro.
Eraclito pronunciò questo famoso aforisma: Panta (Tutto) – Rhei (Scorre), per indicare come l’uomo e la natura siano soggetti alla spietata ed inesorabile legge del mutamento. Il filosofo arriva persino a sostenere che lo “stesso uomo” non può bagnarsi due volte nello “stesso fiume”, perché sia l’uomo sia il corso d’acqua mutano istantaneamente.
È possibile costruire una metafora su questo concetto, sostituendo all’uomo, Achille Lauro ed al fiume, la sua discografia. Il paradigma diventa quindi: non è possibile trovare lo stesso Achille Lauro scorrendo la sua discografia.
Il processo evolutivo di Achille Lauro è costante, si materializza in primis come una progressiva rinuncia dei classici abiti da “rapper di periferia”, caratterizzati da un’infinità di stereotipi, ed in seguito da una profonda ricerca della libertà di espressione.
Il primo Achille Lauro:
Lauro De Marinis nasce a Verona l’11 luglio 1990. Per motivi di lavoro la sua famiglia è costretta a trasferirsi a Roma. A causa di una situazione familiare difficile, “le dinamiche affettive erano talmente complicate da costringermi a una costante attenzione su di esse: sembrava che nessuno fosse al posto giusto, che nessuno provasse quello che doveva provare”, un quattordicenne Lauro decide di andare a vivere con il fratello maggiore nella periferia romana. Grazie alle frequentazioni del fratello, il ragazzo conosce il mondo della musica e se ne innamora perdutamente.
In questo periodo un giovanissimo Achille Lauro si avvicina al mondo della malavita romana, ritrovandosi così a spacciare, rubare e rivendere motorini. È in questo contesto che nasce la prima versione di Lauro, che, ammaliato dalla figura esageratamente virile del criminale-eroe, racconta nelle sue canzoni la dura vita che si sperimenta nelle periferie abbandonate di Roma.
Supportato dal “Quarto Blocco”, gruppo in cui militava anche il fratello, nel 2012 Achille Lauro pubblica in free download i suoi primi lavori: Barabba Mixtape, Harvard Mixtape. Nel 2013 il giovane si consacra nell’underground romano, grazie all’intermediazione di Noyz approda nell’etichetta milanese “Roccia Music” fondata dal rapper Marracash e dal produttore Shablo. In seno alla casa discografica meneghina Lauro pubblicherà due album ed un EP, rispettivamente: Achille Idol Immortale (2014); Dio c'è (2015); Young Crazy EP (2015). Questi lavori sono caratterizzati da sonorità e tematiche pressoché classiche per l’hip-hop.
In seguito alle crescenti frizioni con Roccia Music, nel 2016, Achille Lauro annuncia la separazione dall’etichetta milanese, affidandosi alla neonata “No Face Agency”, fondata proprio dall’artista stesso. Nel novembre dello stesso anno pubblica il suo terzo album in studio: Ragazzi Madre.
Il secondo Achille Lauro:
Tra il 2017 ed il 2018 la maturazione artistica di Achille Lauro ed al contempo l’assidua ricerca musicale ed interiore lo porta a sfondare il primo dei tanti muri ideologici che collasseranno durante la sua carriera.
Dalla fusione di due generi all’apparenza immiscibili, come acqua e olio, nasce una nuova wave, la “samba-trap”. Pour l'Amour, oltre che il suo quarto album in studio, rappresenta il suo definitivo trampolino di lancio. I ritmi esotici dati dalle percussioni samba, il clima festoso e leggero mixato ai conflitti interiori, agli amori tormentati, alla droga ed al disagio fanno di questo album un assoluto capolavoro, molto probabilmente non ancora del tutto digerito dal suo pubblico.
Il terzo Achille Lauro:
Lauro annuncia la partecipazione al Festival di Sanremo 2019 con il brano Roll Royce. L’artista romano riesce, quindi, ad abbattere due muri contemporaneamente: il primo è rappresentato dalla partecipazione al festival, “Un trapper a Sanremo??, Dio ci salvi!” avranno esclamato i puristi della competizione; il secondo punto di rottura è rappresentato dal brano, non più Hip-Hop, non più Trap, non più Samba-Trap ma Rock, sì avete letto bene ROCK. Insomma, il duetto con Morgan può accompagnare solo...
Il filone rock non termina con la partecipazione al festival ligure, ma continua nel quinto disco di Lauro, 1969 anticipato dal meraviglioso singolo C'est la vie.
1969 è libertà, è urgenza di esprimersi in maniera totalmente differente rispetto al passato. La periferia ed il tormento interiore sono accompagnati, questa volta, da graffianti chitarre elettriche e autentiche batterie. Da qui in poi l’evoluzione artistica dell’ormai ex-rapper romano diventerà sempre più rapida, capace di spostarsi da un genere all’altro con una facilità impressionante.
La completezza artistica:
Il 2020 per Lauro inizia con la seconda partecipazione al Festival di Sanremo, questa volta con il brano Me ne frego. Nel corso della competizione, Achille Lauro riesce a sdoganare una quantità di messaggi inedita ed a stupire il pubblico sfoggiando performance ed abiti che resteranno incisi nella storia del contest.
L’artista romano utilizza i costumi di scena come mezzi per recapitare agli spettatori dei messaggi: San Francesco rappresenta la rinuncia ai beni materiali; Ziggy Stardust è libertà; La Marchesa Casati è amore per l’arte; La Regina Elisabetta è forza. Allo stesso tempo intrattiene un annoiato pubblico sanremese con uno spettacolo che ha lo stigma del concerto punk: una parte introspettiva iniziale; uno shock, come la svestizione; infine, la corte al chitarrista.
La vittoria più grande però, è la liberazione della frase “Me ne frego”, generalmente associata alla propaganda del regime fascista. Achille Lauro riesce a “ripulire” il “Me ne frego” donandogli un significato completamente nuovo, libero da qualsiasi ombra antica.
Il 17 febbraio 2020 annuncia l’ingresso nell’etichetta “Warner Music Italy”, da cui riceve la nomina a CCD (Chief Creative Director) per l’affiliata “Elektra Records”. Nonostante le difficoltà generate dalla situazione sanitaria, per Achille Lauro il 2020 è un anno estremamente positivo, pubblica altri 3 album, ognuno caratterizzato da un genere totalmente diverso dall’altro.
Il primo lavoro a vedere la luce è 1990. Questo album è come una macchina del tempo che ci riporta agli scanzonati anni ’90, in cui il sacro ed il profano si mischiano lasciandoci adoranti ai piedi di un Achille Lauro in shorts rosa che canta. L’artista gioca a fare la regina dell’Eurodance tra casse dritte, sintetizzatori e tastiere. Non mancano però momenti di intimità e redenzione tra i parlati che introducono i pezzi e la canzone Blue, remix dell’omonimo pezzo degli “Eiffel 65”.
Il secondo lavoro è 1969 - Achille Idol Rebirth, una raccolta di tutte le sue uscite più recenti. Achille Lauro inoltre pubblica un tweet criptico: “Il mio tempo è compiuto. Quello che sono stato non sarò più. Quello che ero morirà con me. Ho vissuto chiedendo aiuto attraverso le mie preghiere. Le mie preghiere sono diventate poesie. Le mie poesie sono diventate opere che inneggiano all’essere liberi. Non è più tempo di sopravvivere come una volta. È tempo di morire ora per rinascere in una nuova identità”.
L’ultima fatica pubblicata è 1920 con la quale conclude la personalissima trilogia (’20 - ’69 – ’90). Questa volta Lauro ci accompagna per mano all’interno di un caffè degli anni ’20, dove la “The Untouchable Band” si sta scatenando a ritmo jazz-swing. Dopo averci fatto strada in mezzo alla folla, Achille Lauro lascia la presa della nostra mano e sale sul palco. La sua silhouette alta, slanciata con indosso uno smoking si muove con eleganza sul palco mentre intona My funny valentine.
Dal 2021 al 2023 il legame tra il vestival di San Remo e Achille Lauro si consoliderà ancora di più; infatti ci saranno prima 5 ospitate (2021) ed il terzo contest (2022). Nel mezzo l’artista pubblicherà Lauro (2021), un disco con forte impronta It-Pop in si fa forte rifermento a Dio.
Lauro da vero accentratore riuscirà poi a unire mondi a prima vista diversi come Musica-Moda-Metaverso. Dalle collaborazioni con Gucci, Alessandro Michele, PwC Italia, Roblox, Amazon H-Farm ed il Comitato Maria Letizia Verga nasceranno eventi di fashion-music, concerti in diretta streaming, Quadrisonori, capsule collectione ed un’intera collezione di vestiti, composta da 56 capi, presentata da Vogue.
In occasione dei suoi 10 anni di carriera, la sua storia viene sintetizzata e raccontata in Ragazzi Madre - L'iliade.
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